22 Aprile 2024

I METODI DI RIABILITAZIONE DELLA MEMORIA

I disturbi della memoria sono tra i deficit cognitivi più frequenti e le strategie di intervento mirano a ripristinare le capacità di memoria, fornire tecniche compensative o insegnare l’uso di ausili esterni [1].  Sono stati sviluppati diversi approcci di trattamento per migliorare l’apprendimento di informazioni e strumenti di compensazione [1]. Nello specifico, sono stati proposti tre tipi principali di strategie di riabilitazione della memoria: mnemotecniche che mirano ad ottimizzare la codifica e il recupero; strategie che sfruttano le capacità di memoria risparmiate insegnando nuove conoscenze fattuali o procedurali; tecniche che compensano i deficit con ausili per la memoria. Tali metodologie sono state messe a punto in seguito a numerosi studi che hanno dimostrato che nei pazienti amnesici alcune abilità sembrano essere risparmiate (apprendimento implicito, condizionamento classico e operante, memoria semantica) [2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9,  10,  11; 12] e che altri processi cognitivi intervengono nella formazione delle tracce mnestiche, come la codifica [13]. La scelta di una determinata tecnica dipende dalla natura della difficoltà di memoria da trattare, dal grado di compromissione, dalle capacità di memoria rimanenti e dalle strategie di memoria utilizzate dai pazienti prima della malattia [1].

Le tecniche più frequentemente utilizzate nella riabilitazione della memoria possono essere classificate come mnemoniche “interne” (verbali o immaginarie); queste includono la creazione di una storia per collegare le parole, la costruzione di un acronimo o le rime [14] o sulla costruzione di immagini mentali.  Alcuni studi hanno suggerito che le tecniche mnemoniche (ad esempio, costruire associazioni e strutturare il materiale) possono portare ad una migliore memorizzazione [15]. Una mnemotecnica molto utile per i pazienti leggermente compromessi, per ricordare meglio i testi, è la Preview, Question, Read, State, Test (PQRST) sviluppata specificamente per migliorare la codifica di materiale organizzato e significativo [16]; consiste nell’insegnare al paziente ad apprendere un brano ponendosi delle domande, ordinando i concetti secondo una sequenza logico-temporale ed individuando parole-chiave.  Tuttavia, lo svantaggio delle mnemotecniche è che possono essere utilizzate solo per materiale e situazioni specifiche. Dunque, sono poco spontanee e generalizzabili. Per quanto concerne le tecniche che si basano sulle abilità risparmiate, uno dei metodi è Il vanishing cues [17] che prevede di dare ai pazienti un indizio (ad esempio le prime tre lettere di una parola), che viene gradualmente eliminato nelle varie prove di apprendimento, fino a quando le risposte vengono infine fornite in assenza di stimoli. Ciò è stato in parte motivato dalla scoperta che i pazienti amnesici presentano un grave deficit nei compiti di memoria espliciti, ma possono mostrare prestazioni del tutto intatte quando la memoria viene valutata utilizzando compiti impliciti (ad esempio, il completamento delle parole) [4, 5]. Un’altra tecnica consiste nel far rievocare al paziente le informazioni ad intervalli temporali crescenti; questo metodo si è dimostrato utile quando sono presenti deficit di rievocazione, di memoria prospettica e nei deficit di memoria in pazienti con AD [1]. Un ulteriore metodo utile è la metamemoria che aiuta il paziente ad analizzare criticamente il modo con cui ha memorizzato e a valutare eventuali strategie migliori. In altre parole, la metamemoria è il processo di monitoraggio e controllo della propria memoria. In un recente studio è stato dimostrato che migliorare la metamemoria, attraverso un trattamento specifico, può ridurre il problema della memoria in età avanzata ed avere effetti anche sulla cognizione generale [18].

Infine, esistono metodi compensativi che si basano sull’uso di ausili esterni. Tali tecniche mirano a rendere quanto più autonomo il paziente sia attraverso strategie attive che passive [19]. Gli ausili esterni attivi consistono nell’uso di strumenti, come agende e calendari, che aiutano il paziente a ricordare informazioni utili nella vita quotidiana; le strategie passive, invece, si avvalgono di strumenti che all’occorrenza ricordano al paziente di effettuare determinati compiti. Un esempio è il Neuropage, uno strumento elettronico preimpostato sulla base delle esigenze del paziente, che consegna determinati messaggi attraverso segnali sonori o luminosi che scompaiono solo dopo conferma di avvenuta ricezione [20].

 

BIBLIOGRAFIA 

1 Ptak, R., der Linden, M. V., & Schnider, A. (2010). Cognitive rehabilitation of episodic memory disorders: from theory to practice. Frontiers in human neuroscience, 4, 57. https://doi.org/10.3389/fnhum.2010.00057

2 Corkin, S. (1968). Acquisition of motor skill after bilateral medial temporal-lobe excision. Neuropsychologia 6, 255–265.

3 Brooks, D. N., and Baddeley, A. D. (1976). What can amnesic patients learn? Neuropsychologia 14, 111–122.

4 Cohen, N. J., and Squire, L. R. (1980). Preserved learning and retention of pattern-analysing skill in amnesia: dissociation of knowing how and knowing that. Science 210, 207–210.

5 Warrington, E. K., and Weiskrantz, L. (1968). New method of testing long-term retention with special reference to amnesic patients. Nature 217, 972–974.

6 Cermak, L. S., Talbot, N., Chandler, K., and Wolbarst, L. R. (1985). The perceptual priming phenomenon in amnesia. Neuropsychologia 23, 615–622.

7 Shimamura, A. P. (1986). Priming effects in amnesia: Evidence for a dissociable memory function. Q. J. Exp. Psychol. 38A, 619–644.

8 Kitchener, E. G., Hodges, J. R., and McCarthy, R. (1998). Acquisition of post-morbid vocabulary and semantic facts in the absence of episodic memory. Brain 121, 1313–1327.

9 Van der Linden, M., Cornil, V., Meulemans, T., Salmon, E., Ivanoiu, A., and Coyette, F. (2001). Acquisition of a novel vocabulary in an amnesic patient. Neurocase 7, 283–293.

10 Weiskrantz, L., and Warrington, E. K. (1979). Conditioning in amnesic patients. Neuropsychologia 17, 187–194.

11 Daum, I., Channon, S., and Canavar, A. (1989). Classical conditioning in patients with severe memory problems. J. Neurol. Neurosurg. Psychiatr. 52, 47–51.

12 Woodruff-Pak, D. S. (1993). Eyeblink classical conditioning in H.M.: delay and trace paradigms. Behav. Neurosci. 107, 911–925.

13 Craik, F. I. M., and Lockhart, R. S. (1972). Levels of processing: a framework for memory research. J. Verbal Learn. Verbal Behav. 11, 671–684.

14 Harris, J. E. (1992). “Ways to help memory,” in Clinical Management of Memory Problems, eds B. A. Wilson and N. Moffat (London: Chapman & Hall), 59–85.

15 Doornheim, K., and De Haan, E. H. F. (1998). Cognitive training for memory deficits in stroke patients. Neuropsychol. Rehabil. 8, 393–400.

16 Moffat, N. (1992). “Strategies of memory therapy,” in Clinical Management of Memory Problems, eds B. A. Wilson and N. Moffat (London: Chapman & Hall), 86–119.

17 Glisky, E. L., Schacter, D. L., and Tulving, E. (1986b). Learning and retention of computer-related vocabulary in amnesic patients: method of vanishing cues. J. Clin. Exp. Neuropsychol. 8, 292–312.

18 Youn, J. H., Ryu, S. H., Lee, J. Y., Park, S., Cho, S. J., Kwon, H., Yang, J. J., Lee, J. M., Lee, J., Kim, S., Livingston, G., & Yoon, D. H. (2019). Brain structural changes after multi-strategic metamemory training in older adults with subjective memory complaints: A randomized controlled trial. Brain and behavior, 9(5), e01278. https://doi.org/10.1002/brb3.1278

19 Fish, J., Mandly, T., and Wilson, B. A. (2009). “Rehabilitation for prospective memory problems resulting from acquired brain injury,” in The Rehabilitation of Executive Disorders: A Guide to Theory and Practice, eds M. Oddy and A. Worthington (Oxford: Oxford University Press), 75–95.

20 Wilson, B. A., Emslie, H. C., Quirk, K., and Evans, J. J. (2001). Reducing everyday memory and planning problems by means of a paging system: a randomised control crossover study. J. Neurol. Neurosurg. Psychiatr. 70, 477–482

 

BACK
e-MemoryCare è patrocinato da Senior Italia FederAnziani.

Senior Italia FederAnziani

È inoltre sostenuto e promosso da SIN (Società Italiana di Neurologia), SINPF (Società Italiana di Neuropsicofarmacologia), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), SUMAI ASSOPROF (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria) e la FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche).

SIN SINPF FIMMG SUMAI ASSOPROF FNOPI
Ed è promosso da Up media&health.

up media&health