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Declino cognitivo

Declino Cognitivo

È un grande problema in una Paese particolarmente anziano come l’Italia. Sono oltre 4,2 milioni gli uomini e le donne che soffrono di declino cognitivo ma non tutti ne sono consapevoli. Si calcola che i casi “sopiti” siano circa 2,5 milioni e la pandemia da Covid-19 e i successivi lockdown hanno aumentato questo fenomeno.

Si tratta nello specifico di una condizione che provoca una progressiva compromissione delle funzioni conoscitive in modo tale da pregiudicare il mantenimento di una vita autonoma. Dopo i 70 anni si regista un progressivo indebolimento di alcune funzioni cerebrali. Si può arrivare quindi a un declino della memoria o a un rallentamento della normale capacità di elaborare le informazioni. Inoltre si manifestano a volte alcuni cambiamenti comportamentali come l’irrigidimento del carattere o l’eccessiva preoccupazione per avvenimenti di poca importanza. Sono tutti segnali che tendenzialmente fanno impensierire ma che, al tempo stesso, rientrano in un normale processo fisiologico. In altre parole possono essere compatibili con una vita quotidianità normale di un uomo o una donna non più giovanissimi. Un “vuoto di memoria” o la tendenza a ripetere una frase o un concetto già detto non comporta la diagnosi di una malattia. Fa parte del normale processo di invecchiamento. Si pone invece un problema oggettivo quando l’autonomia dell’anziano viene compromessa e perciò arriva il momento di chiedere aiuto. Avvisaglie serie di un problema di decadimento cognitivo sono l’impossibilità di azioni di routine (per esempio cucinare), scordare continuamente il nome di oggetti comuni, non ricordarsi la strada di casa o cambiare spesso umore. In questi casi è assolutamente necessario indagare in modo più approfondito e quindi sottoporre la persona ad una visita dallo specialista neurologo. Potrebbero esserci problemi di salute, più o meno gravi, come una forma di demenza o il morbo di Alzheimer.

Declino Cognitivo

Al momento non esistono terapie definitive o risolutive contro il declino cognitivo. Alcuni fattori di rischio purtroppo poi non sono modificabili come, ad esempio, l’età o la predisposizione genetica. Tuttavia è possibile giocare d’anticipo adottando delle contromosse che permettono un suo rallentamento. Per cominciare alcune malattie cardio-vascolari e metaboliche prevenibili svolgono un ruolo nel favorirne l’insorgenza. L’ipertensione arteriosa, gli alti livelli di colesterolo nel sangue, il diabete, l’ictus o l’infarto sono tutte condizioni che possono predisporre ad una graduale chiusura delle arterie che portano sangue e ossigeno ai tessuti. Tutte le cellule, e quindi anche quelle cerebrali, possono essere danneggiate aumentando così la probabilità di sviluppare una demenza. Lo stesso vale per l’obesità o comunque l’eccesso di peso che è una condizione spesso frequente nell’anziano.

Bisogna perciò mantenere sotto controllo i fattori di rischio cardio-vascolare per preservare a 360 gradi il benessere fisico ma anche psichico. È fondamentale adottare stili di vita sani (in particolare prestando attenzione all’alimentazione quotidiana) e rivolgersi al proprio medico (i controlli della pressione e della glicemia vanno svolti regolarmente).
Il cervello dell’anziano può e deve essere allenato! È dimostrato come l’esercizio fisico aerobico possa svolgere un ruolo protettivo sul declino intellettivo e il rischio di demenza. È sufficiente camminare a passo sostenuto per 30 minuti al giorno, per almeno tre volte la settimana. Inoltre seguire un regime di attività fisica, anche in età avanzata, è utile anche per aumentare il volume cerebrale.

Si può mantenere in forma il cervello anche svolgendo attività intellettuali come scrivere, leggere o fare le parole crociate. Infine è importante anche la socializzazione. Un anziano deve frequentare luoghi con tante persone, in cui è facile avere l’opportunità di chiacchierare e divertirsi.

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