9 Aprile 2024

Indice di riserva cognitiva

Il concetto di Cognitive Reserve (CR) è stato originariamente definito da Stern (2002) come la capacità del cervello di ottimizzare le prestazioni attraverso il reclutamento di differenti reti cerebrali o l’uso di strategie cognitive alternative per far fronte alle disfunzioni cerebrali. I meccanismi alla base della CR sono processi attivi con cui il cervello cerca di compensare le perdite neurali. Questi possono essere influenzati dall’interazione tra fattori innati e dall’esperienza di tutta la vita (ad esempio, intelligenza, istruzione, occupazione, esercizio fisico, attività del tempo libero o coinvolgimento sociale). Diverso invece è il concetto di riserva cerebrale che si riferisce ai modelli passivi secondo cui la risposta al danno neurale è legata alle dimensioni del cervello o al numero di sinapsi, che possono influenzare la soglia per l’espressione clinica (Satz, 1993).

La riserva cognitiva può essere considerata un fattore che protegge gli individui dal declino cognitivo clinicamente significativo anche in presenza di neuropatologia (Stern, 2002; 2009; Cabeza et al., 2018; Stern et al., 2020). Esistono prove coerenti secondo cui una CR più elevata è associata a un rischio inferiore di MCI o progressione della demenza al di là della patologia strutturale e dei biomarcatori correlati all’AD, riducendo il rischio di manifestazione del 47%.  (Nelson ME et al., 2021). La CR propone che le relazioni tra i numerosi fattori di esposizione nel corso della vita possano portare a un cervello molto più resistente rispetto alla presenza di danni e patologie, e la conoscenza di quanti fattori sono presenti nella vita di un individuo è utile per prevedere un determinato livello di patologia (Stern, 2002). In particolare, come indicato in alcune revisioni sistematiche, l’istruzione, il livello occupazionale e le attività del tempo libero sono gli indicatori più comuni per la CR (Chapko et al., 2018; Harrison et al., 2015). L’istruzione sembra avere un profondo effetto protettivo sulla cognizione a lungo termine ed è uno dei fattori più ampiamente studiati; sembra che le persone con un livello di istruzione più basso hanno maggiori probabilità di sviluppare demenza (Meng & D’Arcy, 2012). In uno studio (Contador et al. 2015) è stato scoperto che vivere in un’area rurale aumenta la probabilità di demenza, con un rischio particolarmente elevato nelle persone con un basso livello di istruzione. Coerentemente, le condizioni di lavoro cognitivamente impegnative sono associate a un minor rischio di declino cognitivo negli adulti anziani (Then et al., 2014).  Come dimostrato da numerosi studi le persone con una CR elevata possono prevenire o ritardare il deposito di beta-amiloide (Canuet et al., 2015), con conseguente decelerazione della progressione verso l’AD (Harris et al., 2015; Rentz et al., 2010; Soldan et al., 2013; Yaffe et al., 2011). È noto che l’impegno in attività mentalmente stimolanti nel corso della vita può promuovere la connettività neurale (Serra et al., 2017), infatti un ambiente stimolante può contribuire a una migliore funzione cognitiva e sostiene una maggiore riserva cerebrale (Hertzog et al., 2008). Gli individui anziani cognitivamente normali con una maggiore partecipazione ad attività mentali complesse nel corso della vita hanno mostrato una minore atrofia dell’ippocampo rispetto a chi non svolgeva tali attività (Boots et al., 2015). Allo stesso modo, un elevato impegno cognitivo potrebbe prevenire o rallentare la deposizione di Ab1-42 amiloide (Landau et al., 2012). Inoltre, anche l’attività fisica nella mezza età sembra proteggere dal rischio di demenza (Rovio et al.2005).

Dunque, la riserva cognitiva rappresenta un fattore protettivo per il nostro cervello durante l’invecchiamento, sia esso fisiologico che patologico. La sua valutazione fornisce indicatori per interventi preventivi (Nelson ME et al., 2021) e può essere valutata attraverso il Questionario per l’indice di riserva cognitiva (Nucci, M., Mapelli, D., & Mondini, S. 2012) che indaga i diversi fattori che contribuiscono alla formazione della stessa come le attività del tempo libero, lavorative e la scolarità.

 

Bibliografia

Alvares Pereira G, Silva Nunes MV, Alzola P, Contador I. Cognitive reserve and brain maintenance in aging and dementia: An integrative review. Appl Neuropsychol Adult. 2022 Nov-Dec;29(6):1615-1625. doi: 10.1080/23279095.2021.1872079. Epub 2021 Jan 25. PMID: 33492168.

Boots, E. A., Schultz, S. A., Almeida, R. P., Oh, J. M., Koscik, R. L., Dowling, M. N., Gallagher, C. L., Carlsson, C. M., Rowley, H. A., Bendlin, B. B., Asthana, S., Sager, M. A., Hermann, B. P., Johnson, S. C., & Okonkwo, O. C. (2015). Occupational complexity and cognitive reserve in a Middle-Aged Cohort at Risk for Alzheimer’s Disease. Archives of Clinical Neuropsychology: The Official Journal of the National Academy of Neuropsychologists, 30(7), 634–642. https://doi.org/10.1093/arclin/acv041

Cabeza R, Albert M, Belleville S, Craik FIM, Duarte A, Grady CL, et al. Maintenance, reserve and compensation: The cognitive neuroscience of healthy ageing. Nature Reviews Neuroscience. 2018;19(11):701–710. doi: 10.1038/s41583-018-0068-2.

Canuet, L., Pusil, S., Lopez, M. E., Bajo, R., Pineda-Pardo, J.-A., Cuesta,-P., Galvez, G., Gaztelu, J. M., Lourido, D., Garcıa-Ribas, G., & Maestu, F. (2015). Network disruption and cerebrospinal fluid amyloid-beta and phospho-tau levels in mild cognitive impairment. Journal of Neuroscience, 35(28), 10325–10330. https://doi.org/10.1523/JNEUROSCI.0704-15.2015

Chapko, D., McCormack, R., Black, C., Staff, R., & Murray, A. (2018). Life-course determinants of 18 cognitive reserve (CR) in cognitive aging and dementia–a systematic literature review. Aging & Mental Health, 22(8), 921–932. https://doi.org/10.1080/13607863.2017.1348471

Contador, I., Bermejo-Pareja, F., Puertas-Martın, V., & Benito-Leon, J.-(2015). Childhood and adulthood rural residence increases the risk of dementia: NEDICES study. Current Alzheimer Research, 12(4), 350–357. https://doi.org/10.2174/1567205012666150324181327

Harris, P., Fernandez Suarez, M., Surace, E. I., Chrem Mendez, P., Martın, M. E., Clarens, M. F., Tapajoz, F., Russo, M. J., Campos, J., Guinjoan, S. M., Sevlever, G., & Allegri, R. F. (2015). Cognitive reserve and Ab1-42 in mild cognitive impairment (Argentina-Alzheimer’s disease neuroimaging initiative). Neuropsychiatric Disease and Treatment, 11, 2599–2604. https://doi.org/10.2147/NDT.S84292

Harrison, A. L., Sajjad, A., Bramer, W. M., Ikram, M. A., Tiemeier, H., Blossom, C. M., & Stephan, B. C. (2015). Exploring strategies to operationalize cognitive reserve: A systematic review of reviews. Journal of Clinical and Experimental Neuropsychology, 37(3),253–264. https://doi.org/10.1080/13803395.2014.1002759

Hertzog, C., Kramer, A. F., Wilson, R. S., & Lindenberger, U. (2008). Enrichment effects on adult cognitive development: Can the functional capacity of older adults be preserved and enhanced?Psychological Science in the Public Interest: A Journal of the American Psychological Society, 9(1), 1–65. https://doi.org/10.1111/j.1539-6053.2009.01034.x

Landau, S. M., Marks, S. M., Mormino, E. C., Rabinovici, G. D., Oh, H., O’Neil, J. P., & Jagust, W. J. (2012). Association of lifetime cognitive engagement and low b-amyloid deposition. Archives of Neurology, 69(5), 623–629. https://doi.org/10.1001/archneurol.2011.2748

Meng, X., & D’Arcy, C. (2012). Education and dementia in the context of the cognitive reserve hypothesis: A systematic review with meta-analyses and qualitative analyses. PLOS One, 7(6), e38268. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0038268

Nelson ME, Jester DJ, Petkus AJ, Andel R. Cognitive Reserve, Alzheimer’s Neuropathology, and Risk of Dementia: A Systematic Review and Meta-Analysis. Neuropsychol Rev. 2021 Jun;31(2):233-250. doi: 10.1007/s11065-021-09478-4. Epub 2021 Jan 8. PMID: 33415533; PMCID: PMC7790730.

Nucci M, Mapelli D, Mondini S. Cognitive Reserve Index questionnaire (CRIq): a new instrument for measuring cognitive reserve. Aging Clin Exp Res. 2012 Jun;24(3):218-26. doi: 10.3275/7800. Epub 2011 Jun 20. PMID: 21691143.

Rentz, D. M., Locascio, J. J., Becker, J. A., Moran, E. K., Eng, E., Buckner, R. L., Sperling, R. A., & Johnson, K. A. (2010). Cognition, reserve, and amyloid deposition in normal aging. Annals of Neurology, 67(3), 353–364. https://doi.org/10.1002/ana.21904

Satz, P. (1993). Brain reserve capacity on symptom onset after brain injury: A formulation and review of evidence for threshold theory. Neuropsychology, 7(3), 273–295. https://doi.org/10.1037/0894-4105.7.3.273

Serra, L., Bruschini, M., Di Domenico, C., Gabrielli, G. B., Marra, C., Caltagirone, C., Cercignani, M., & Bozzali, M. (2017). Memory is not enough: The neurobiological substrates of dynamic cognitive reserve. Journal of Alzheimers Disease, 58(1), 171–184.

 

BACK
e-MemoryCare è patrocinato da Senior Italia FederAnziani.

Senior Italia FederAnziani

È inoltre sostenuto e promosso da SIN (Società Italiana di Neurologia), SINPF (Società Italiana di Neuropsicofarmacologia), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), SUMAI ASSOPROF (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria) e la FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche).

SIN SINPF FIMMG SUMAI ASSOPROF FNOPI
Ed è promosso da Up media&health.

up media&health